BRASILE : SACO do MAMANGUÀ

Martedì 27/04/2010
Partiamo in mattinata e percorriamo tutta l`ensenada di Parati Mirim e il saco do Mamanguà dove ancoriamo nel mezzogiorno.
Alle 14 il nostro frigor smette di funzionare e nonostante i tentativi di Michele non c`è niente da fare (bisogna sostituire un pezzo). Pace. dopo giorni passati a lamentarci del consumo eccessivo di elettricità del frigo ora ci troviamo obbligati a farne a meno.
Preparo le lasagne per la cena con Sabrina e Alberto e con la pasta che avanza provo a fare ravioli con il ripieno di tonno.
Il saco do Mamanguà è un fiordo tropicale ricco di vegetazione, cascate e fauna marina.
Mercoledì e Giovedì sono due giornate di pioggia che passiamo in barca tra lavoretti, torte e pizze cercando di consumare tutto quello che era nel frigor.
Venerdì 30/04/2010
È un altra giornata grigia ma siamo stanchi di questa inattività forzata e con Alberto e Sabrina partiamo in spedizione alla ricerca della cascata.
Raggiungiamo con i tender l`ingresso del fiume ma la marea è troppo bassa e non riusciamo ad entrare.
Un brasiliano con la sua barca sbuca da un fiume alle nostre spalle. Ci spiega la strada e dice che la marea sta salendo e tra poco potremo risalire il rio.
La bassa marea ci permette di vedere il fondale e i granchietti rossi che popolano la costa.
Ora l`acqua è più profonda e ci facciamo strada nel Rio tra mangrovie e piante verdi e rigogliose.
Sabrina dopo aver avuto una reazione allergica a punture di zanzare nel sud di Ilha Grande si spruzza Autan a volontà.
Incontriamo un Indios con la sua barca a motore che spinge con una lunga canna di bambù.
Troviamo un tratto dove gli alberi sono pieni di liane e Michele non riesce a resistere alla tentazione di appendersi come una scimmia!
La sua resistenza è minima e presto mi chiede di recuperarlo per scongiurare un tragico volo in acqua.
Continuiamo fino a quando il passaggio si blocca definitivamente. In quel preciso istante inizia a piovere a dirotto ovviamente come non aveva mai fatto nei giorni precedenti. Ci ripariamo sotto una pianta coperti da cappelli e kway ma inzupparsi è inevitabile.
Alberto riesce a tirare fuori una birretta anche in queste situazioni. Mitico!
Smette di piovere, leghiamo i tender e proseguiamo a piedi per il sentiero nella foresta.
Il fiume è ora un ruscello tra le rocce e sentiamo in lontananza il rumore della cascata.
Proseguendo per il sentiero arriviamo ad un villaggio con casette di legno e fango, sotto una veranda dal tetto di foglie di cocco due pentole sono sul fuoco, galline razzolano in giro tra le case e le piante di banane.
Arrivano un bambino e un signore Indios che si chiama Santos che gentilmente ci mostra la strada per la cascata. Lui vive qui con il figlio piccolo mentre il figlio maggiore vive nella casa accanto con la moglie e le sue tre figlie. La vita qui ci appare fatta di cose semplici e nello stesso tempo dura e faticosa.
Eccoci finalmente alla cascata.
Qualche foto, mangiamo un boccone poi siamo costretti a fuggire a causa di un invasione di zanzare indemoniate. Una cosa mai vista!
Sulla strada del ritorno prendiamo un casco di banane e tagliamo una canna di bambù da usare in barca come tangone della trinchetta.
La marea si è alzata e possiamo tornare a motore lungo il Rio.
Prima di rientrare sbarchiamo sulla spiaggia di fronte al nostro ancoraggio dove ci hanno detto che possiamo raccogliere cocchi e arance.
Mentre gli uomini regrediscono in cavernicoli nel tentativo di raccogliere dei cocchi, noi donne andiamo alla ricerca di cocchi nani!
....!!
Dopo qualche colpo di macete possiamo gustare il latte delizioso e mangiare la polpa dei cocchi più grossi.
Torniamo in barca con le gambe completamente coperte di punture di zanzare.
È stata una bellissima giornata!


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