Sabato 19/11/2011
Alle prime ore del mattino ancoriamo nella baia di Puamau nella parte NE dell'isola di Hiva Oa. Per la maggior parte del tempo questa baia è inagibile a causa della grossa onda che entra facendo ballare paurosamente le barche. Oggi l'eccezionale condizione meteo ci permette di ancorare senza problemi.
Sbarchiamo con Eric e Jerome e le donne che troviamo sul molo, intente a pulire del pesce, ci indicano la strada per raggiungere il Me'ae.
Il Me'ae di Iipona è uno dei più bei siti archeologici dell'arcipelago. Rappresenta un santuario religioso dove avvenivano rituali e sacrifici che si organizza su due grandi terrazze. Principale attrazione sono i 5 Tiki monumentali.
Il tiki Manuiotaa, in tufo grigio, presenta delle proporzioni equilibrate. Le mani sono ben riconoscibili e la testa è stata riposizionata sul tronco dagli archeologi. Sulla piattaforma si nota il tiki Takaii che rappresenta un capo guerriero del luogo famoso per la sua forza. Questo tiki di tufo vulcanico rosso alto 2,67m è il più grande di tutta la Polinesia Francese. Alla sua sinistra troviamo il tiki Te Tovae e Noho sistemato su una piattaforma più bassa, lavorato con meno cura è oggi privo di testa. Un particolare curioso sono le 6 dita di ogni mano. Dietro e più lontano si trova il tiki Fau Poe di 1,80m, si presenta seduto con le gambe dritte e aperte nella tipica posizione delle donne mentre lavorano, si pensa rappresenti la sposa di Takaii.
Al centro sitrova l'unico esempio di tiki disteso o Maki Taua Pepe, scultura insolita che rappresenta una donna sdraiata sul ventre con un viso dalle dimensioni spropositate.
Poco lontano dal sito si trova la tomba della famiglia degli ultimi capi della valle deceduti all'inizio del XX secolo. Furono sepolti secondo riti cristiani ma elementi pagani sono posti a decorazione delle loro tombe, infatti si notano i due piccoli tiki posti sulle fiancate.
Per raggiungere il sito abbiamo fatto una bella passeggiata e sulla strada del ritorno incontriamo un ragazzo a cavallo che ci regala delle papaie mature e verdi (ottime in insalata). Eric propone delle linee di pesca in cambio di un pezzo di carne e così ritorniamo in barca con una zampa di maiale.
È una bellissima giornata di sole ma il mare è aumentato ed entra fastidiosamente nella baia quindi decidiamo di partire. Facciamo rotta verso la baia di Hanaiapa, dopo due ore di veloce navigazione siamo al riparo in questa bella baia dalla spiaggia di sabbia nera. Al suo ingresso si trova una roccia tondeggiante che fuoriesce dall'acqua chiamata "la testa del Nero".
Alle prime ore del mattino ancoriamo nella baia di Puamau nella parte NE dell'isola di Hiva Oa. Per la maggior parte del tempo questa baia è inagibile a causa della grossa onda che entra facendo ballare paurosamente le barche. Oggi l'eccezionale condizione meteo ci permette di ancorare senza problemi.
Sbarchiamo con Eric e Jerome e le donne che troviamo sul molo, intente a pulire del pesce, ci indicano la strada per raggiungere il Me'ae.
Il Me'ae di Iipona è uno dei più bei siti archeologici dell'arcipelago. Rappresenta un santuario religioso dove avvenivano rituali e sacrifici che si organizza su due grandi terrazze. Principale attrazione sono i 5 Tiki monumentali.
Il tiki Manuiotaa, in tufo grigio, presenta delle proporzioni equilibrate. Le mani sono ben riconoscibili e la testa è stata riposizionata sul tronco dagli archeologi. Sulla piattaforma si nota il tiki Takaii che rappresenta un capo guerriero del luogo famoso per la sua forza. Questo tiki di tufo vulcanico rosso alto 2,67m è il più grande di tutta la Polinesia Francese. Alla sua sinistra troviamo il tiki Te Tovae e Noho sistemato su una piattaforma più bassa, lavorato con meno cura è oggi privo di testa. Un particolare curioso sono le 6 dita di ogni mano. Dietro e più lontano si trova il tiki Fau Poe di 1,80m, si presenta seduto con le gambe dritte e aperte nella tipica posizione delle donne mentre lavorano, si pensa rappresenti la sposa di Takaii.
Al centro sitrova l'unico esempio di tiki disteso o Maki Taua Pepe, scultura insolita che rappresenta una donna sdraiata sul ventre con un viso dalle dimensioni spropositate.
Poco lontano dal sito si trova la tomba della famiglia degli ultimi capi della valle deceduti all'inizio del XX secolo. Furono sepolti secondo riti cristiani ma elementi pagani sono posti a decorazione delle loro tombe, infatti si notano i due piccoli tiki posti sulle fiancate.
Per raggiungere il sito abbiamo fatto una bella passeggiata e sulla strada del ritorno incontriamo un ragazzo a cavallo che ci regala delle papaie mature e verdi (ottime in insalata). Eric propone delle linee di pesca in cambio di un pezzo di carne e così ritorniamo in barca con una zampa di maiale.
È una bellissima giornata di sole ma il mare è aumentato ed entra fastidiosamente nella baia quindi decidiamo di partire. Facciamo rotta verso la baia di Hanaiapa, dopo due ore di veloce navigazione siamo al riparo in questa bella baia dalla spiaggia di sabbia nera. Al suo ingresso si trova una roccia tondeggiante che fuoriesce dall'acqua chiamata "la testa del Nero".
Domenica 20/11/2011
Sbarchiamo senza troppi problemi sul piccolo molo nella zona sinistra della baia (dove si trova un rubinetto di acqua potabile) e lasciamo il dinghy con l'ancora a poppa. Facciamo una passeggiata nel villaggio tra le case immerse nel verde dei loro giardini rigogliosi. Troviamo la piccola chiesa bianca con semplici decori interni in legno, le venti persone presenti cantano con calore ed entusiasmo e partecipiamo con piacere a questo momento. Scopriamo a nostre spese che la chiesa è infestata da zanzare e tutti si agitano inutilmente nel tentativo di difendersi da questo feroce attacco.
Le persone qui sono piuttosto isolate ed amano fermarsi a parlare con chi è di passaggio.
Conosciamo Sal che ci invita a bere un caffè nella sua casa accanto alla chiesa. Ci racconta la sua storia mostrandoci le fotografie della figlia che ora vive in Francia sposata ad un militare.
Facciamo due passi per la via principale e incontriamo William e il suo "yacth club". Ci invita a bere una limonata fresca e ci mostra il suo libro d'oro con le dediche di tutte le barche a vela che sono passate per questa baia. Troviamo tra queste pagine qualche barca nota e lasciamo un nostro messaggio. Quando lo salutiamo ci regala un sacco pieno di frutta e ci accompagna fino al molo.
Conosciamo anche una coppia belga, da 30 anni a Hiva Oa, vende una rivisitazione della tapa con magnifiche rappresentazioni di donne e guerrieri marchisiani.
Martedì 22/11/2011
È una bellissima giornata di sole, Jerome va in bicicletta fino ad Atuona. Noi ed Eric partiamo per una passeggiata lungo il sentiero che ci porterà nella baia di Hanatekuua.
Il sentiero è pieno di fango ma riusciamo a procedere senza scivoloni e troppa fatica. Eric e Michele camminano rapidi e io riesco a stare al loro passo tirando il fiato nelle soste panoramiche che facciamo lungo il cammino. Ci siamo solo noi e le numerose capre che scorazzano libere su questi pendii a picco sul mare.
Raggiungiamo la baia di Hanatekuua deserta con la sua spiaggia di sabbia bianca circondata da alti cocchi. Il tavolo vista mare che troviamo è perfetto per fare una pausa ed ammirare lo splendido paesaggio. Purtroppo i nono non tardano ad arrivare e siamo presto costretti a prendere la strada del ritorno.
Il Nono è una minuscola mosca di sabbia, spesso invisibile all'occhio, che morde per prelevare un po di sangue. Il nono bianco vive sulle spiagge e quello nero nelle valli. Non si è trovato ancora un modo per disinfestare le zone interessate, l'unico rimedio è l'utilizzo del Monoi, un olio, sul quale i nono scivolano.
Siamo a bordo di Coelacanthe per una spaghettata e Eric ci regala "la pasta madre" che lui utilizza per fare il pane avuta da una barca tedesca. Ci mostra come conservarla e come utilizzarla e nel pomeriggio inforniamo 4 belle pagnotte di pane.
Nel pomeriggio scendiamo a terra con Jerome per cercare un pò di frutta. Conosciamo Philippe e Lucie, un ex militare francese e una marchisiana, nella loro bella casa vista mare. Ci accolgono preparando un enorme vassoio pieno di pompelmi, arance e avocadi deliziosi che vendono a Atuona. Ci mostrano la loro produzione di vaniglia spiegandoci come viene effettuata la fecondazione manuale del fiore da cui ha poi origine la bacca che noi conosciamo. Una volta matura, quest'ultima, viene essiccata e venduta singolarmente, sotto forma di concentrato o olio. Sono tra i pochi produttori presenti alle Marchesi. Ripartiamo con lo zaino pieno di frutta e lungo la strada conosciamo Raphael che dopo due chiacchiere ci regala banane e uru. Rientriamo in barca che è ormai buio.
Sbarchiamo senza troppi problemi sul piccolo molo nella zona sinistra della baia (dove si trova un rubinetto di acqua potabile) e lasciamo il dinghy con l'ancora a poppa. Facciamo una passeggiata nel villaggio tra le case immerse nel verde dei loro giardini rigogliosi. Troviamo la piccola chiesa bianca con semplici decori interni in legno, le venti persone presenti cantano con calore ed entusiasmo e partecipiamo con piacere a questo momento. Scopriamo a nostre spese che la chiesa è infestata da zanzare e tutti si agitano inutilmente nel tentativo di difendersi da questo feroce attacco.
Le persone qui sono piuttosto isolate ed amano fermarsi a parlare con chi è di passaggio.
Conosciamo Sal che ci invita a bere un caffè nella sua casa accanto alla chiesa. Ci racconta la sua storia mostrandoci le fotografie della figlia che ora vive in Francia sposata ad un militare.
Facciamo due passi per la via principale e incontriamo William e il suo "yacth club". Ci invita a bere una limonata fresca e ci mostra il suo libro d'oro con le dediche di tutte le barche a vela che sono passate per questa baia. Troviamo tra queste pagine qualche barca nota e lasciamo un nostro messaggio. Quando lo salutiamo ci regala un sacco pieno di frutta e ci accompagna fino al molo.
Conosciamo anche una coppia belga, da 30 anni a Hiva Oa, vende una rivisitazione della tapa con magnifiche rappresentazioni di donne e guerrieri marchisiani.
Martedì 22/11/2011
È una bellissima giornata di sole, Jerome va in bicicletta fino ad Atuona. Noi ed Eric partiamo per una passeggiata lungo il sentiero che ci porterà nella baia di Hanatekuua.
Il sentiero è pieno di fango ma riusciamo a procedere senza scivoloni e troppa fatica. Eric e Michele camminano rapidi e io riesco a stare al loro passo tirando il fiato nelle soste panoramiche che facciamo lungo il cammino. Ci siamo solo noi e le numerose capre che scorazzano libere su questi pendii a picco sul mare.
Raggiungiamo la baia di Hanatekuua deserta con la sua spiaggia di sabbia bianca circondata da alti cocchi. Il tavolo vista mare che troviamo è perfetto per fare una pausa ed ammirare lo splendido paesaggio. Purtroppo i nono non tardano ad arrivare e siamo presto costretti a prendere la strada del ritorno.
Il Nono è una minuscola mosca di sabbia, spesso invisibile all'occhio, che morde per prelevare un po di sangue. Il nono bianco vive sulle spiagge e quello nero nelle valli. Non si è trovato ancora un modo per disinfestare le zone interessate, l'unico rimedio è l'utilizzo del Monoi, un olio, sul quale i nono scivolano.
Siamo a bordo di Coelacanthe per una spaghettata e Eric ci regala "la pasta madre" che lui utilizza per fare il pane avuta da una barca tedesca. Ci mostra come conservarla e come utilizzarla e nel pomeriggio inforniamo 4 belle pagnotte di pane.
Nel pomeriggio scendiamo a terra con Jerome per cercare un pò di frutta. Conosciamo Philippe e Lucie, un ex militare francese e una marchisiana, nella loro bella casa vista mare. Ci accolgono preparando un enorme vassoio pieno di pompelmi, arance e avocadi deliziosi che vendono a Atuona. Ci mostrano la loro produzione di vaniglia spiegandoci come viene effettuata la fecondazione manuale del fiore da cui ha poi origine la bacca che noi conosciamo. Una volta matura, quest'ultima, viene essiccata e venduta singolarmente, sotto forma di concentrato o olio. Sono tra i pochi produttori presenti alle Marchesi. Ripartiamo con lo zaino pieno di frutta e lungo la strada conosciamo Raphael che dopo due chiacchiere ci regala banane e uru. Rientriamo in barca che è ormai buio.
www.vagabondsail.com