SAINT MARTIN

12 febbraio 2020 ci svegliamo nella bella baia di Grand Case a Saint-Martin e subito ci tuffiamo in mare non potendo opporre resistenza al richiamo di quest’acqua cristallina. In mattinata facciamo rotta verso Marigot bay dove sono ancorati i nostri amici Sophie e Alain di Patago conosciuti in Polinesia (2014). Ritrovarli è sempre una festa, passiamo il pomeriggio a parlare di amici comuni e dei bei momenti condivisi. Loro vivono a bordo da anni ma hanno la residenza qui, dove lavoravano prima di partire in barca, quindi nei prossimi giorni ci porteranno a scoprire l’isola.
Eravamo già passati a Saint-Martin nell’aprile del 2016 con Vagabond ma non avevamo visitato l’isola ad eccezione della capitale perché eravamo troppo impegnati nella preparazione della traversata Nord Atlantica. Quando siamo sbarcati e abbiamo fatto una passeggiata nelle vie di Marigot però ci siamo subito ritrovati perché poche cose sono cambiate in questi anni. Immutata è la piazza centrale con il colorato mercato dell’artigianato mattutino, il mercato del pesce al coperto il sabato, le due vie principali sempre trafficate, le viuzze laterali con le sue case in stile creolo (alcune in perfetto stato ed altre in piedi per miracolo), i bus/taxi collettivi, le iguane lungo la strada, i furgoncini che vendono pollo grigliato (con il fumo che ti segue per interi isolati), il grande alimentari con prezzi folli perché quasi tutto arriva in aereo (il petto di pollo a 20€ al kg!). Molte sono le strutture e le case ricostruite dopo il passaggio dell’uragano Irma (categoria 5) che ha distrutto parte della città nel suo passaggio sull’isola nel settembre del 2017. Le due panetterie dove andavamo a comprare la baguette sono state chiuse come tanti altri negozi del centro e della piazza centrale. Alcuni piccoli ristoranti locali hanno buchi nel tetto coperti giusto con teloni in plastica. Ritroviamo intatte alcune statue di venditori locali nella piazza del mercato ed il grande murales di tutte le isole dei Caraibi interamente fatto con tappi di bottiglia. Continuando a passeggiare scopriamo, in una via laterale, una libera esposizione fotografica “Faces of Saint-Martin” con bellissimi scatti in bianco e nero.
Saint-Martin è una piccola isola divisa in una parte francese ed una olandese. La leggenda narra che la frontiera venne tracciata a seguito di una gara a piedi tra un soldato di entrambe la parti. Il francese avendo percorso più strada ha portato il suo paese ad avere i 3/5 dell’isola. Da allora i confini non sono mai più stati ridiscussi e le bandiere dei due paesi sventolano in pace da più di tre secoli.


Lunedì 17 febbraio io, Reva e Sophie andiamo in gita. Dalla stazione dei bus di Marigot partiamo su questi piccoli furgoni che trasportano più persone (fino a 12) avanti e indietro per la parte francese o per la parte olandese (2$ ogni corsa). Attraversiamo in bus tutta la parte nord girando attorno al Pic Paradis (424m) e riuscendo ad ammirare il verde paesaggio dell’isola. Raggiungiamo il quartiere d’Orleans dove si trova il museo Amuseum Naturalis dedicato alla natura e al patrimonio locale. All’interno di una splendida vecchia casa creola il museo propone esposizioni di animali locali, punti panoramici, giardini, documentari e una biblioteca su Saint-Martin e dintorni. Reva gira curiosa e instancabile per tutta la mattinata. Quello che più di tutto la entusiasma sono sicuramente le piccole tartarughe di terra che Sophie prende in mano e che coccola accarezzandole sul collo. Alla fine andiamo anche a vedere il ranch  accanto che il proprietario ci lascia gentilmente visitare. Poi ci mettiamo sulla strada ed aspettiamo il primo bus per rientrare a casa. È stata proprio una giornata altamente istruttiva.
Qualche giorno dopo andiamo, sempre insieme a Sophie e Alain, a visitare il fortino che domina la città di Marigot. Percorriamo il sentiero e poi la scalinata che ci porta fino alle mura del forte. Ci sediamo sulla sola panchina del sito con vista mozzafiato sulla baia e ascoltiamo i nostri ciceroni raccontarci la storia del luogo. Fort Louis fu costruito nel 1789 per volere del governatore dell’isola al fine di proteggere le scorte e i raccolti. Poi fu lasciato all’abbandono fino al 19° secolo dove venne restaurato per difendere l’isola dagli attacchi degli inglesi che arrivavano da Anguilla. Diversi lavori sono stati fatti per mantenerlo in buono stato e oggi rappresenta una simpatica visita culturale con una vista spettacolare sull’isola. Immortaliamo con un selfie questo momento tutti  e 5 insieme.
Per completare il nostro tour un sabato mattino caldo e soleggiato andiamo con il solito bus ad esplorare una delle zone più famose della parte francese. La baia orientale,situata  nella zona nordest dell’isola, è la spiaggia più grande e più frequentata praticamente il luogo turistico per eccellenza. Non mancano infatti ristoranti sulla spiaggia, hotel, ville in affitto, negozi e ogni tipo di sport nautico. Nella parte più estrema della spiaggia si trova una parte dedicata ai naturisti. Noi percorriamo a piedi la lingua di sabbia, che però è piena di sargassi, appena troviamo una zona più libera facciamo un lungo bagno in quest’acqua turchese. La giornata passa velocemente con bagni a ripetizione e momenti di relax sulla spiaggia. Poi al tramonto, prima che le forze ci abbandonino, riprendiamo il bus e torniamo su Dumas.


Il carnevale è alle porte infatti questa settimana sono previste parate, concerti e grandi feste in piazza. Facciamo un simpatico laboratorio di carnevale dove costruiamo con materiale di riciclo delle colorate mascherine di che poi regaliamo a tutti i nostri amici. La grande parata si avvicina quindi tiriamo fuori dal gavone magico di Reva tutto il necessario per preparare il suo costume di Carnevale: ali da farfalla rosa, gonnellino di tulle arcobaleno, canottiera rosa e d i trucchi per il viso. Domenica 23 febbraio sbarchiamo con i nostri amici e la nostra bella farfalla rosa per assistere alla grande parata. Il sole batte inesorabile sulle nostre teste in una giornata caldissima e senza un filo d’aria. Reva è bellissima nel suo costume, tutti siamo provvisti di mascherine colorate e io sono armata di macchina fotografica per immortalare l’energia della festa. I carri sono pochi, con una musica infernale ad altissimo volume capace di far vibrare la cassa toracica! L’allegria, l’energia e la gioia si presenta ai nostri occhi sotto forma di una massa di ballerini in movimento libero dai costumi sgargianti, luccicanti e pieni di piume. Uomini, donne, bambini sono in strada a scatenarsi dietro ai carri coinvolgendo con loro entusiasmo gli spettatori ai bordi della strada. Alcuni costumi sono proprio belli. I carri non sono molti quindi appena passa l’ultimo attraversiamo la strada e raggiungiamo la parallela in modo da poterli rivedere tutti una seconda volta...così sembrano il doppio! Dopo tanta confusione siamo però contenti di riguadagnare la pace della nostra barca. Reva è stata contenta quindi lo siamo anche noi ma come dico sempre a Michele “dopo il carnevale di Salvador de Bahia per noi il carnevale non sarà mai più lo stesso!”
Il 3 marzo i primi 3 casi di Covid19 alle Antille arrivano sulla vicina isola di Saint Barth da residenti rientrati dalla Francia (2 di loro vengono ospedalizzati a Saint-Martin). Sapevamo che prima o poi sarebbe successo ma sinceramente non ci aspettavamo così presto. Nessuno sembra preoccuparsi troppo, noi lo siamo  molto invece perché abbiamo visto la rapidità di diffusione del virus in Italia. Qui nessuno neppure sa quello che sta accadendo in Italia, noi invece ovviamente seguiamo la situazione italiana  preoccupati per le nostre famiglie che si trovano nelle regioni più colpite. Restiamo informati e vigili sull’evoluzione alle Antille.
Il meteo di questi giorni è favorevole quindi come programmato mercoledì 4 marzo in mattinata leviamo l’ancora da Galisbay e facciamo rotta verso la Martinica. In questa piacevole pausa ci siamo riposati e divertiti quindi con entusiasmo ci mettiamo a veleggiare tra le isole.


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