GRECIA: Un inverno a Leros.

Il 02/11 ormeggiamo Vagabond al pontile del Marina Evros a Lakki e per tutti i prossimi mesi invernali questa sarà la nostra posizione 37°07.72N 26°51,39E. L'immobilità è il peggior incubo per chi come noi ha uno spirito vagabondo quindi stringiamo le cime al pontone con poco entusiasmo e ci muoviamo cauti in quell'atteggiamento tipico di chi entra in un territorio che non conosce. Abbiamo tante cose da fare e preparare in questi mesi, "possiamo sempre fare dei giri in barca se il tempo è bello" continuiamo a ripeterci, ci incoraggiamo reciprocamente e sproniamo ad essere positivi. Perché guardare le cose da una diversa prospettiva può cambiare tutto. Un obbligo dettato dalla stagione può trasformarsi nell'inizio di una nuova avventura e questa potrebbe diventare l'occasione per conoscere questa terra con la sua cultura affascinante. Da una parte poi un po di riposo non ci farà male perché questo è stato un anno pieno di emozioni, di incontri, di nuove esperienze e di tante miglia magnificamente percorse dai Caraibi fino a qui.
Abbiamo scelto Leros perché volevamo stare nel Dodecaneso ma Kos era troppo grande, preferivamo un isola più piccola ma comunque con qualche servizio da offrire, Leros è stato il giusto compromesso.
Tante le barche a terra e quelle sui pontoni con gli equipaggi tutti indaffarati a preparale per l'inverno prima di rientrare nelle loro case. Noi invece siamo già a casa e presto conosciamo la piccola comunità di viaggiatori che come noi passerà l'inverno qui. Due coppie di francesi alla fine del loro viaggio con la barca già in vendita, una coppia canadese con il simpatico cagnolino Zeezee, una coppia tedesca, una coppia di italiani che naviga da tanti anni in Mediterraneo e un solitario italiano che va e viene. Siamo pochi e tutti molto diversi ma come al solito in breve tempo si crea quel rapporto di solidarietà e vicinanza speciale che ci farà sentire per tutto il tempo parte di una famiglia. Per qualsiasi cosa possiamo contare su di loro e sulle segretarie del Marina che sono molto affettuose con Reva e di una gentilezza estrema.  
Pieni di ottimismo diamo quindi il via a questa nuova esperienza. Michele approfittando del tempo clemente si butta nei lavori per rifare la cabina di prua che lo terranno occupati per tutto il mese di novembre. Tutti i venerdi sera, io con le altre donne della "comunità" del Marina, andiamo alla scuola di Lakki dove si tiene un corso di danze tradizionali. Sono balli di gruppo con una musica che mi piace molto e cosi tra risate e lezioni in greco/inglese iniziamo a muovere i nostri primi passi di Kalamatianòs, Levitico, Ikariotico, Kleftiko, Hasapiko e il famoso Sirtaki (in realtà questo è un ballo artificiale creato da per il film "Zorba il greco"). Ogni tanto andiamo a bere un caffè insieme agli altri nella Kafeneia (caffetteria) dove solo pochi pero osano bere il caffè greco tradizionale preparato in un bricco di rame con i chicchi lasciati dentro e servito con l'immancabile bicchiere d'acqua. Qualche volta usciamo a mangiare il Giros, carne di maiale o di pollo, arrostita sull'omonimo spiedo verticale e servita con la pita, oppure il souvlaki, spiedino di carne grigliata, il tutto ovviamente affogato nell'immancabile salsa tzatziki. Proviamo anche il famoso vino Retsina, dal gusto particolare e forte, derivante dalla resina di pino dentro le cui botti è conservato in attesa di essere imbottigliato, anche se noi preferiamo comunque la birra locale Mythos e Alpha.  Tutti i giorni con Reva camminiamo fino al centro, andiamo al parco e poi dalla nostra amica Poppi la panettiera che ci fa scoprire il tiropita (un tortino al formaggio), il spanakòpita (tortino ma con gli spinaci) o la bougatsa (sfoglia ripiena di crema) tutte delizie appena sfornate. In città ci sono fruttivendoli ben forniti quindi non ci manca bella frutta e verdura anche se poi faremo indigestione di yogurt, feta, pita, pane al sesamo e olive che adoriamo.


Quasi tutti i giorni poi siamo a Lakkì, un bel centro abitato con il tracciato delle strade degno di una città europea, con filari di eucalipti, case maestose ed edifici di architettura modernista italiana che la rendono cosi diversa da tutte le altre città greche. Leggiamo che la progettazione e la trasformazione della pittoresca baia in una città avvenne negli anni della dominazione italiana (1930-1936). Lakkì è il più grande porto naturale del Mediterraneo orientale e un tempo il suo golfo era una palude. Per prosciugare l’acqua (per costruire sul posto la stazione marittima e la base per gli idroplani) gli Italiani piantarono eucalipti. Passeggiando per la città incontriamo in piazza, la torre Roloi, la chiesa cattolica di Haghios Nikolaos dove attualmente viene officiato il rito ortodosso, l’edificio del Comando Navale e il cinematografo (dove operò la prima macchina di proiezione cinematografica della Grecia!).
Nel quartiere Merikià invece si trova il museo-tunnel (Museo della Guerra), dove vi sono esposti oggetti correlati alla II guerra mondiale e su uno schermo viene proiettato un documentario sulla battaglia di Leros nel 1943. "Quel tunnel fungeva da rifugio ed anche da sala operatoria", ci spiega Giovanni un vecchietto greco che parla benissimo italiano imparato appunto a quell'epoca. Tra i tanti bicchieri di tsipouro, (una specie di grappa bianca potentissima) che non abbiamo potuto rifiutare, il simpatico Giovanni ci racconta della guerra vista dai suoi occhi e del memorabile "affondamento del cacciatorpediniere greco “Vassilissa Olga” durante l’incursione aerea tedesca del 26 settembre del 1943". Giovanni è una persona deliziosa e saremmo restati anche tutto il giorno ad ascoltarlo ma lo tsipouro a stomaco vuoto ci ha ucciso, anche lui se ne accorge e ci offre formaggio e tanto pane che mangiamo sulla strada del ritorno che a malapena ricordiamo di aver percorso. Niente tsipouro per Reva che ha comunque fatto festa con tanto cioccolato!


Ogni domenica tutti insieme andiamo a fare belle scampagnate a piedi per l'isola fermandoci a fare pic-nic ogni volta in angolini diversi. In questo modo passo dopo passo riusciamo ad esplorare le bellezze di questa isola selvaggia e brulla, considerata l’isola di Artemide, la dea dei boschi e della caccia, ancora autentica come le persone che la abitano. 
Partendo senza nessuna fretta dal Marina arriviamo a Pandeli il più antico villaggio di pescatori dell'isola, con le sue tipiche casette costruite ad anfiteatro sulla baia. Ci perdiamo a osservare la vita dei pescatori che riparano le loro reti nel piccolo molo e passeggiamo sulla spiaggia deserta e bagnata da un mare cristallino. Preseguendo arriviamo ad Aghia Marina, il capoluogo di Leros, sorto sopra la baia omonima, era il porto dell’isola prima che lo diventasse Lakkì. Haghìa Marina e Platanos (il borgo più vecchio di Leros) sono caratterizzati dalle vecchie dimore signorili con balconi di pietra o di legno, recinti tirati a calce e dai vicoletti stretti e pittoreschi. Spettacolare! Ad Aghia Marina si concentra la vita diurna e notturna dell’isola, è qui che gli abitanti vengono per bere nelle caffetterie e mangiare nelle tante taverne. Domina la città poi il meraviglioso Castello della Panaghìa, dietro i cinque mulini a vento sulla cima del colle Apityki. Venne costruito alla metà del periodo bizantino e sul suo lato occidentale si erge la chiesa della Panaghìa con un’iconostasi dorata e antiche pitture sacre. Continuando si arriviamo poi da Alinda che è la zona turistica dell’isola e si estende in una area ricchissima di verde, vicino a Platanos. 
Un altra domenica invece partiamo verso Ovest, superiamo la città e tutto il litorale della lunga baia di Lakki fino al faro da cui si gode una vista spettacolare. Proseguiamo sulla strada sterrata che sale verso un cielo azzurro magnifico e in compagnia delle sole capre, che cercano radici nella terra rossa, arriviamo nella baia di Gourna. Questa è bellissima con il piccolo villaggio,  la spiaggia di Kokkali, e la splendida vista di Haghios Isidoros, scelto spesso per i matrimoni, arroccato su uno scoglio a pochi metri dalla costa. La strada poi ci riporta a Lakki chiudendo questo grande anello.
Visitiamo anche il Sud dell'isola, raggiungiamo il villaggio costiero di Xirokambos e vediamo il Kastro ton Lepidon sull'altura, vecchio di 2.500 anni. Raggiungiamo poi Katavati dove si trovano rifugi e torrette di avvistamento nascoste nella roccia con una spettacolare vista su Kàlymnos. Scendiamo e raggiungiamo e l'estremità del fiordo naturale di Xiròkampos per visitare la piccola chiesetta Panaghìa Kavouràdena, stretta tra due enormi scogli che ne compongono il tetto. Proseguiamo alla ricerca di un vecchio edificio militare italiano abbandonato dove si trovano dei dipinti ancora in ottimo stato fatti dai soldati tedeschi. Riusciamo a scovarlo tra un allevamento di capre ed un altro e  seguendo un sentiero mal tracciato tra rocce e cespugli, ritroviamo finalmente la strada di casa.
La parte Nord invece la visitiamo in occasione del cantiere a fine marzo. Il Marina Agar si trova a Partheni proprio accanto all'aeroporto dove non c'è molto da vedere oltre al pittoresco porticciolo dei pescatori e i resti dell'antico  tempio di Artemide. Visitiamo anche Mplefouti ultimo centro abitato con poche case sparpagliate nella vegetazione. Il bello qui è passeggiare nella natura selvatica di questa parte dell'isola o bagnarsi nell'acqua cristallina dietro all'isola di Archangelos.
I mesi passano veloci, tra le festività, le tante cose da fare su Vagabond, le esplorazioni a piedi dell'isola, i giri al parco, la danza, le degustazioni dei piatti tipici, un mese in Italia per me e Reva mentre Michele rivernicia gli interni, l'inverno passa e lascia il posto alla primavera con i fiori che colorano le valli sempre più verdi, la luce brillante e la temperatura che aumenta. Soppravvissuti a questo lungo stop ci mettiamo a preparare la barca per un veloce cantiere prima di partire ad esplorare le isole del Nord.


www.vagabondsail.com