Lunedì 16 settembre ci svegliamo nella calma totale della rada di Siracusa dopo una notte di sonno profondo. Beviamo una tazza di caffè in pozzetto mentre ammiriamo la città illuminata dai primi raggi di sole, siamo impazienti di scendere e visitare questo luogo di cui tanto abbiamo sentito parlare. L’ancoraggio è nella zona centrale della rada proprio davanti al porto grande quindi richiede qualche minuto sul tender per raggiungere terra. Vista la calma totale sbarchiamo a remi e subito un pescatore si avvicina per sapere se abbiamo bisogno di aiuto, la sua gentilezza ci sorprende e ci da un primo assaggio della disponibilità delle persone che abitano questa città. Anche altri due tender di imbarcazioni vicine ci vengono a “soccorrere” e facciamo fatica a spiegare che non siamo in panne ma stiamo sbarcando a remi per scelta ed addirittura per il piacere del Capitano. Ringraziamo tutti per la sollecitudine e proseguiamo a remata costante fino alla riva. Chiediamo alla Marina la possibilità di lasciare il nostro tender e loro ci accolgono nuovamente con gentilezza e un bel benvenuto. Siamo pronti per cominciare l’esplorazione di Siracusa partendo dall’isola di Ortigia, la parte più antica della città, collegata alla terra ferma da due ponti, il Ponte Umbertino e il Ponte Santa Lucia. Subito ci perdiamo in un dedalo di viuzze, dove sorgono ad ogni angolo moltissimi dei monumenti e dei musei più importanti, tanti ristoranti e locali. Raggiungiamo la scenografica piazza del Duomo con i suoi importanti monumenti del color della sabbia che quasi risplendono sotto i raggi di questo sole intenso di fine estate. Ammiriamo la Cattedrale della Natività di Maria Santissima (Tempio di Minerva) con la sua elegante e ricca facciata barocca, sulla fiancata è facile notare la presenza di colonne doriche inglobate nella struttura, perché la basilica è stata costruita sul preesistente tempio di Atena. Di fianco alla Cattedrale si trova il Municipio di Siracusa, ospitato in un elegante palazzo barocco del Seicento, palazzo del Vermexio. La firma dell’architetto è presente nel cornicione sinistro del palazzo dove si trova un piccolo geco scolpito che lo rappresentava . Nella piazza vediamo anche la chiesa di Santa Lucia alla Badia, santa patrona della città, nota perché vi è custodito il Seppellimento di Santa Lucia di Caravaggio (da vedere!). Proseguiamo poi verso la costa fino alla Fonte Aretusa una fonte circolare di acqua dolce a pochi metri dal mare dove nuotano molti pesci e crescono verdeggianti piante di papiro. La leggenda dice che Aretusa, una ninfa bellissima di cui si innamorò Alfeo il figlio di Oceano, per sfuggire alla sua corte andò sull’isola di Ortigia dove fu tramutata da Artemide in una fonte. Il dolore di Alfeo fu così grande che Zeus, impietosito lo trasformò in fiume, permettendogli di raggiungere la sua amata. Immaginate la felicità di lei!
Percorriamo il lungomare che è una vera e propria terrazza sul mare piena di ristoranti dai profumi invitanti che cercano in ogni modo di far mettere le gambe sotto il loro tavolo ai turisti di passaggio. Il ristorante il Lavatoio ci fa visitare l’antico lavatoio costruito sotto l’edificio perfettamente tenuto. Arriviamo infine al Castello Maniace costruito sulla punta estrema dall’isola dall’imperatore Federico II di Svevia intorno al 1200, il castello doveva apparire come imprendibile e minaccioso arrivando dal mare. Ritornando sui nostri passi passiamo sotto la fonte Aretusa, attraversiamo un piccolo parco con grossi alberi particolari prima di sbucare al Foro Italico, un grazioso viale alberato fronte mare pieno di locali con tavolini. Qui sbucano i cunicoli sotterranei dell’ipogeo di Piazza Duomo, un percorso sotterraneo composto da una galleria principale che collega Piazza Duomo con il Foro Italico e da altri cunicoli secondari. Risale all’età greca ma viene poi ampliato durante la Seconda Guerra Mondiale quando viene utilizzato come rifugio antiaereo.
Raggiungiamo poi il tempio di Apollo in pieno centro, il tempio dorico più antico di tutta la Sicilia che è stato trasformato, nel corso dei secoli, in una chiesa bizantina, una moschea araba, una chiesa normanna e una caserma spagnola. Oggi resta ben poco, due colonne, alcuni tronconi ed un tratto di muro quindi solo con la fantasia si può immaginare la maestosa struttura originale. Arriviamo finalmente al piccolo ma pittoresco mercato di Siracusa che è un susseguirsi di bancarelle cariche di prodotti locali, profumi, colori, rumori e piccoli localini dove si mangia praticamente sempre (Dal lunedì al sabato dalle 7:30 alle 14). Ci regaliamo una buona pizza italiana da "Così" un locale nel cuore del mercato. Gustiamo con immenso piacere questa pizza anche se la nostra attenzione resta sul via vai continuo del mercato mentre Reva non riesce a smettere di fissare tra il curioso e il preoccupato il ragazzo che grida incessantemente con fare aggressivo “Pesce, Pesce grigliato, venite e assaggiate. Qui grigliamo tutto!”.
Con la pancia bella piena riprendiamo la nostra esplorazione prima del lungomare est e poi del centro città. Iniziamo a girare tra le mille viuzze lasciandoci guidare dalla pura curiosità e scopriamo ad ogni angolo botteghe, case, palazzi, cortili, portoni, cunicoli spettacolari e scorci incredibilmente romantici. Rimaniamo sempre impressionati dalla bellezza delle città italiane che sono di una ricchezza incredibile e purtroppo a volte così poco valorizzate e come in questo caso addirittura mal tenute. In qualsiasi angolo volgiamo lo sguardo appare ai nostri occhi la ricchezza della nostra terra che rende il nostro paese così unico al mondo. Passiamo nella piazza di Archimede (che nacque a Siracusa nel 287 a.C.) dove si trova la Fontana di Artemide, dedicata alla metamorfosi della ninfa Aretusa in sorgente. Ci ritroviamo poi nell’antico quartiere ebraico di Siracusa e percorriamo Via della Giudecca, la via principale, lungo cui convogliano alcune traverse. Ognuna può nasconde qualcosa di interessante, quindi passeggiamo con calma, per non perderci nulla. Ci portiamo su Via Roma, un’altra delle vie più belle della città, per arrivare in Piazza Minerva e infine in piazza del Duomo dove assaggiamo alla gelateria Bianca la nostra prima Granita siciliana (fragola, mandorla, pistacchio e gelso). Sharon ci spiegherà che le loro granite sono così buone perché sono fatte di frutta freschissima, ghiaccio e zucchero. Siamo senza parole. Assaporiamo questa delizia nella luminosa piazza del Duomo proprio mentre un artista di strada, di incredibili capacità ,con la sua chitarra rende onore alla grandiosa bellezza del luogo. Indimenticabile!
Rientriamo dolcemente su Dumas stanchi ma decisamente appagati dalla visita di questa stupenda città storica.
Raggiungiamo poi il tempio di Apollo in pieno centro, il tempio dorico più antico di tutta la Sicilia che è stato trasformato, nel corso dei secoli, in una chiesa bizantina, una moschea araba, una chiesa normanna e una caserma spagnola. Oggi resta ben poco, due colonne, alcuni tronconi ed un tratto di muro quindi solo con la fantasia si può immaginare la maestosa struttura originale. Arriviamo finalmente al piccolo ma pittoresco mercato di Siracusa che è un susseguirsi di bancarelle cariche di prodotti locali, profumi, colori, rumori e piccoli localini dove si mangia praticamente sempre (Dal lunedì al sabato dalle 7:30 alle 14). Ci regaliamo una buona pizza italiana da "Così" un locale nel cuore del mercato. Gustiamo con immenso piacere questa pizza anche se la nostra attenzione resta sul via vai continuo del mercato mentre Reva non riesce a smettere di fissare tra il curioso e il preoccupato il ragazzo che grida incessantemente con fare aggressivo “Pesce, Pesce grigliato, venite e assaggiate. Qui grigliamo tutto!”.
Con la pancia bella piena riprendiamo la nostra esplorazione prima del lungomare est e poi del centro città. Iniziamo a girare tra le mille viuzze lasciandoci guidare dalla pura curiosità e scopriamo ad ogni angolo botteghe, case, palazzi, cortili, portoni, cunicoli spettacolari e scorci incredibilmente romantici. Rimaniamo sempre impressionati dalla bellezza delle città italiane che sono di una ricchezza incredibile e purtroppo a volte così poco valorizzate e come in questo caso addirittura mal tenute. In qualsiasi angolo volgiamo lo sguardo appare ai nostri occhi la ricchezza della nostra terra che rende il nostro paese così unico al mondo. Passiamo nella piazza di Archimede (che nacque a Siracusa nel 287 a.C.) dove si trova la Fontana di Artemide, dedicata alla metamorfosi della ninfa Aretusa in sorgente. Ci ritroviamo poi nell’antico quartiere ebraico di Siracusa e percorriamo Via della Giudecca, la via principale, lungo cui convogliano alcune traverse. Ognuna può nasconde qualcosa di interessante, quindi passeggiamo con calma, per non perderci nulla. Ci portiamo su Via Roma, un’altra delle vie più belle della città, per arrivare in Piazza Minerva e infine in piazza del Duomo dove assaggiamo alla gelateria Bianca la nostra prima Granita siciliana (fragola, mandorla, pistacchio e gelso). Sharon ci spiegherà che le loro granite sono così buone perché sono fatte di frutta freschissima, ghiaccio e zucchero. Siamo senza parole. Assaporiamo questa delizia nella luminosa piazza del Duomo proprio mentre un artista di strada, di incredibili capacità ,con la sua chitarra rende onore alla grandiosa bellezza del luogo. Indimenticabile!
Rientriamo dolcemente su Dumas stanchi ma decisamente appagati dalla visita di questa stupenda città storica.
Ci svegliamo di buon ora e dopo aver lasciato il tender nel marina ci dirigiamo a piedi verso il Parco Archeologico della Neapolis , quello che un tempo era l’antica città greca (apre alle 8:30, il biglietto è 10€ per adulti). Andiamo subito ad ammirare il teatro greco (V sec. a.C.), il monumento più spettacolare della città, ricavato quasi interamente nella roccia del colle a cui si appoggia. E’ conservato proprio bene ed è ancora utilizzato nel periodo estivo per numerose rappresentazioni. Rimaniamo letteralmente affascinati dal luogo. Proseguiamo la visita e raggiungiamo le latomie, cave di pietra usate come cave, granai o prigioni. La latomia del Paradiso è la più interessante, anche per la grotta artificiale alta 23 metri e lunga 65 chiamata “Orecchio di Dionisio” perché dotata un incredibile acustica. Sempre lì è presente anche una grotta chiamata dei Cordai perché, per le sue caratteristiche di umidità, fu utilizzata per secoli dai fabbricanti di corde (oggi chiusa).
Infine raggiungiamo l’anfiteatro romano (II-III sec. d.C.) di forma ellittica, di dimensioni monumentali, di cui oggi rimane ben poco. La parte superiore è mancante, all’epoca del suo massimo splendore, quello di Siracusa era il maggiore anfiteatro siciliano e uno dei più grandi in assoluto, secondo in Italia solo all’Arena di Verona. Purtroppo lo troviamo pieno di erbacce, mal tenuto e visibile solo per metà visto che la parte restante è stata chiusa ai visitatori. Peccato perché si riesce a immaginare il suo antico splendore anche se ci chiediamo, tenendolo in questo stato pietoso,cosa mai rimarrà di lui in futuro?
Usciamo dal parco e raggiungiamo il Santuario della Madonna delle Lacrime, una struttura moderna visibile da qualsiasi punto della città, la cui forma vuole ricordare una lacrima gigante. Il Santuario (1994) ospita un’immagine miracolosa della Madonna che nel 1953 ha versato delle lacrime per ben 5 giorni consecutivi. Pranziamo nel suo parco con un panino al prosciutto e delizioso pecorino locale. Cosa chiedere di meglio!
Riprendiamo poi la visita di questa parte della città piena di case mal tenute, negozi storici e polverosi, bar recenti, diversi alimentari e dove la sporcizia dovuta ai rifiuti abbandonati dalle persone, è molto evidente. Decidiamo quindi di riattraversare il ponte e tornare ad Ortigia. Michele deve comprare pezzi per la barca e io e Reva piuttosto stanche decidiamo di aspettarlo su una panchina. Qui conosciamo Carmela, proprietaria della friggitoria La Nassa davanti a noi, seduta accanto a me sulla panchina e che decide di rimanerci fino all’arrivo di mio marito perché un ragazzo si è dimostrato troppo interessato alla mia collana (che di solito tolgo quando sono in visita in una città!!). Lei dice che girano brutti ceffi e quello non lo conosce e non le è piaciuto per niente. Aspettiamo il ritorno di Michele quindi e nel frattempo scopriamo tutto della vita di Carmela, dei suoi quattro figli tutti sposati, dei suoi 8 nipoti, del marito falegname e della fatica che si fa a lavorare onestamente a Siracusa a causa “dell’invidia” della gente...ovviamente dopo tanta gentilezza ripartiamo con una borsa piena di arancini siciliani. Ottimi!
La mattina seguente lasciamo Dumas di buon ora per andare a fare la spesa. Mentre avanziamo a remi nella parte Nord della rada di Siracusa ci rendiamo presto conto che la nostra uscita si sta trasformando in una gita naturalistica. Guardandoci intorno infatti sembra di essere in una riserva naturale: pesci che saltano, aironi, sterne, anatre e un infinità di altri uccelli marini abitano il luogo. Buona parte della riva è ricoperta da un fitto canneto e solo alcuni punti hanno un litorale sabbioso. Reva si guarda intorno felice e curiosa. Facciamo una lezione di ornitologia e studiamo l’ambiente che ci circonda, una volta tornati a bordo faremo un disegno e approfondiremo quanto visto.
Remiamo fino alla spiaggia dove si trova un piccolo pontile di legno e lasciamo il tender a secco. Lì si trova il Circolo Nautico Vento in Poppa che ci permette gentilmente di attraversarlo. Ci ritroviamo quindi su una strada altamente trafficata e dopo 10 minuti di cammino siamo al Lidl. Facciamo un bel rifornimento approfittando dei prodotti italiani che ci piacciono e che non sempre sono reperibili all’estero. Torniamo in barca con il nostro ricco bottino!
Seguono un paio di giorni di tempo variabile con passaggi di temporali e cielo coperto. Restiamo a bordo per tenere sotto controllo la barca e ne approfittiamo per portarci avanti con il programma scolastico. In una pausa di tempo decente ci raggiunge una bambina americana che vive da un paio di anni sul catamarano accanto a noi. Restiamo in pozzetto con lei a chiacchierare per un paio d’ore (nelle quali parlerà quasi ininterrottamente) raccontandoci tutte le avventure e disavventure del loro viaggio. Nonostante la fatica che facciamo nel parlare un inglese decente siamo contenti di vedere che riusciamo a comunicare e della visita di questa socievole bambina che ci ricorda gli incontri che si fanno con le persone in viaggio.
Lunedì 23 è una stupenda giornata di sole con un cielo azzurro e completamente privo di nuvole. Il mare è una tavola e sbarchiamo in mattinata per fare due passi in città dopo questi giorni di immobilità forzata. Inoltre abbiamo voglia di visitare Ortigia e di perderci nelle sue vie che sanno regalare scorci magnifici ad ogni angolo. Percorriamo almeno mille volte la bellissima Via Cavour, tutta pedonale, che ospita le bancarelle di artigiani hippy con articoli veramente originali. Bigiotteria di origami, vetro, pietre dure, cuoio, legno e metalli vari, quadri, schizzi, articoli in pelle, foto...la lista è lunga e ricca. In piazza del Duomo gli artisti di strada, principalmente musicisti, strimpellano mandolini, chitarre o fisarmoniche in suggestivi angoli regalando un atmosfera magica alla città. Percorriamo praticamente tutte le vie trasversali a Via Cavour lasciandoci guidare dalla curiosità e dal desiderio di scoprire ogni angolo di Siracusa. In fondo Ortigia si percorre rapidamente e tutti i monumenti più importanti si possono tranquillamente visitare con una rilassata passeggiata di una giornata. Esploriamo, pranziamo e concludiamo il nostro giro con un gelato al pistacchio divino. Sono ormai le 15 quando torniamo nuovamente al Marina per recuperare il tender e rientrare in barca. Purtroppo si è alzato un forte libeccio con raffiche a 25 Kn che non ci permette ovviamente di rientrare a remi. Guardiamo Dumas sola all’ancoraggio che resiste alle sferzate del vento e del mare. Michele è tranquillo della tenuta della barca ma siamo comunque dispiaciuti di non poter essere a bordo per qualsiasi evenienza. Da tre giorni davano libeccio nel pomeriggio che poi non era di fatto mai arrivato quindi quando abbiamo guardato il meteo la mattina ci siamo detti che potevamo scendere tranquillamente a remi. Invece questa volta il libeccio è arrivato e anche piuttosto arrabbiato. Ci sediamo su una panchina del lungomare al Foro Italico ad aspettare che il vento cali (normalmente verso le 19) mentre Reva corre e salta nell’ampia zona pedonale. La barca davanti alla nostra sembra troppo vicina, non siamo tranquilli e vorremmo tornare a bordo il prima possibile ma Michele non potrebbe rientrare a remi neppure da solo con il mare che si è formato. Chiediamo al Marina un passaggio ma non vogliono uscire con il loro tender con questo tempo e ci invitano a chiedere alle persone che organizzano giri in barca dell’isola che possono fare una sorta di servizio taxi. Dopo un primo tentativo fallimentare, troviamo Manuele che ci imbarca sulla sua grossa barca di legno in compagnia del cane Winnie (un piccolo e vecchio meticcio nero) che il Capitano definisce un cane da “salvataggio”! Appena usciamo dal porto il mare salta a bordo bagnando parte del ponte mentre Manuele avanza veloce. Ci racconta che fuori stagione gli piace girare a conoscere gli equipaggi e portare acqua e viveri su richiesta. Il tragitto è breve e dopo poco ci troviamo impegnati in un rocambolesco abbordaggio di Dumas che fortunatamente finisce bene. Finalmente siamo a bordo, ringraziamo di cuore Manuele che ci saluta sorridendo mentre si allontana con Winnie che scodinzola. Che avventura!
Remiamo fino alla spiaggia dove si trova un piccolo pontile di legno e lasciamo il tender a secco. Lì si trova il Circolo Nautico Vento in Poppa che ci permette gentilmente di attraversarlo. Ci ritroviamo quindi su una strada altamente trafficata e dopo 10 minuti di cammino siamo al Lidl. Facciamo un bel rifornimento approfittando dei prodotti italiani che ci piacciono e che non sempre sono reperibili all’estero. Torniamo in barca con il nostro ricco bottino!
Seguono un paio di giorni di tempo variabile con passaggi di temporali e cielo coperto. Restiamo a bordo per tenere sotto controllo la barca e ne approfittiamo per portarci avanti con il programma scolastico. In una pausa di tempo decente ci raggiunge una bambina americana che vive da un paio di anni sul catamarano accanto a noi. Restiamo in pozzetto con lei a chiacchierare per un paio d’ore (nelle quali parlerà quasi ininterrottamente) raccontandoci tutte le avventure e disavventure del loro viaggio. Nonostante la fatica che facciamo nel parlare un inglese decente siamo contenti di vedere che riusciamo a comunicare e della visita di questa socievole bambina che ci ricorda gli incontri che si fanno con le persone in viaggio.
Lunedì 23 è una stupenda giornata di sole con un cielo azzurro e completamente privo di nuvole. Il mare è una tavola e sbarchiamo in mattinata per fare due passi in città dopo questi giorni di immobilità forzata. Inoltre abbiamo voglia di visitare Ortigia e di perderci nelle sue vie che sanno regalare scorci magnifici ad ogni angolo. Percorriamo almeno mille volte la bellissima Via Cavour, tutta pedonale, che ospita le bancarelle di artigiani hippy con articoli veramente originali. Bigiotteria di origami, vetro, pietre dure, cuoio, legno e metalli vari, quadri, schizzi, articoli in pelle, foto...la lista è lunga e ricca. In piazza del Duomo gli artisti di strada, principalmente musicisti, strimpellano mandolini, chitarre o fisarmoniche in suggestivi angoli regalando un atmosfera magica alla città. Percorriamo praticamente tutte le vie trasversali a Via Cavour lasciandoci guidare dalla curiosità e dal desiderio di scoprire ogni angolo di Siracusa. In fondo Ortigia si percorre rapidamente e tutti i monumenti più importanti si possono tranquillamente visitare con una rilassata passeggiata di una giornata. Esploriamo, pranziamo e concludiamo il nostro giro con un gelato al pistacchio divino. Sono ormai le 15 quando torniamo nuovamente al Marina per recuperare il tender e rientrare in barca. Purtroppo si è alzato un forte libeccio con raffiche a 25 Kn che non ci permette ovviamente di rientrare a remi. Guardiamo Dumas sola all’ancoraggio che resiste alle sferzate del vento e del mare. Michele è tranquillo della tenuta della barca ma siamo comunque dispiaciuti di non poter essere a bordo per qualsiasi evenienza. Da tre giorni davano libeccio nel pomeriggio che poi non era di fatto mai arrivato quindi quando abbiamo guardato il meteo la mattina ci siamo detti che potevamo scendere tranquillamente a remi. Invece questa volta il libeccio è arrivato e anche piuttosto arrabbiato. Ci sediamo su una panchina del lungomare al Foro Italico ad aspettare che il vento cali (normalmente verso le 19) mentre Reva corre e salta nell’ampia zona pedonale. La barca davanti alla nostra sembra troppo vicina, non siamo tranquilli e vorremmo tornare a bordo il prima possibile ma Michele non potrebbe rientrare a remi neppure da solo con il mare che si è formato. Chiediamo al Marina un passaggio ma non vogliono uscire con il loro tender con questo tempo e ci invitano a chiedere alle persone che organizzano giri in barca dell’isola che possono fare una sorta di servizio taxi. Dopo un primo tentativo fallimentare, troviamo Manuele che ci imbarca sulla sua grossa barca di legno in compagnia del cane Winnie (un piccolo e vecchio meticcio nero) che il Capitano definisce un cane da “salvataggio”! Appena usciamo dal porto il mare salta a bordo bagnando parte del ponte mentre Manuele avanza veloce. Ci racconta che fuori stagione gli piace girare a conoscere gli equipaggi e portare acqua e viveri su richiesta. Il tragitto è breve e dopo poco ci troviamo impegnati in un rocambolesco abbordaggio di Dumas che fortunatamente finisce bene. Finalmente siamo a bordo, ringraziamo di cuore Manuele che ci saluta sorridendo mentre si allontana con Winnie che scodinzola. Che avventura!
Mercoledì 25 settembre sbarchiamo per rifornimenti e faccende varie. Facciamo la spesa in un Crai poco lontano dal Ponte Umbertino e terminiamo con un giro al mercato per frutta e verdura fresca. Facciamo il pieno di affettati, formaggi, biscotti e prelibatezze italiane. In seguito facciamo il bucato a Ortigia in un’ottima lavanderia self service aperta da qualche settimana da una famiglia di Bolzano (4€ lavare 8kg, 7€ lavare 14Kg e 1€ asciugare 8 minuti). In centro prendiamo in una pasticceria il mitico cannolo siciliano e altre paste a base di mandorle e pistacchi. Andiamo infine a salutare la nostra amica Carmela e prendiamo ancora i suoi ottimi arancini ma a mezzogiorno rientriamo in barca, oggi vogliamo essere a bordo nelle ore in cui il libeccio tornerà a soffiare con forza.
Giovedì dopo una bella colazione in pozzetto scaldati dai primi raggi di sole che illuminano Siracusa, sbarchiamo di buon ora. Abbiamo scoperto il piacere di girare per le vie della città, la mattina presto, quando le strade sono deserte, l’aria è fresca e incontri le persone locali impegnate nelle loro faccende quotidiane. Le mamme accompagnano i bambini a scuola, le persone anziane passeggiano o discutono di faccende importanti agli angoli delle vie, le donne tornano dal mercato con il necessario per il pranzo. Reva ha portato il suo monopattino e si diverte a sfrecciare nelle piazze e nelle zone pedonali dove il terreno lo consente. Ride, allegra e spensierata sotto lo sguardo dei pochi passanti. Ripercorriamo tutta la città con la voglia di rivedere i posti che maggiormente ci sono piaciuti cercando però di fare strade diverse per scoprire nuovi scorci. Il contrasto tra vie perfettamente ristrutturate e altre completamente lasciate andare, è forte. Davanti ad alcuni edifici completamente abbandonati, in balia del tempo e delle intemperie, destinati ad un inesorabile declino è impossibile non provare una profonda malinconia. Reva riassume inconsapevolmente questa sensazione mentre commenta davanti ad un edificio in rovina “cos’è questo?...è qualcosa che era e ora non è più!”.
Domani partiremo per la Sardegna, salutiamo quindi questa città così bella, solare, calda, gentile, gustosa, ricca, decadente, luminosa, viva e a volte malinconica...Arrivederci Siracusa!